Perdute
Così 65
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PERDUTE

Siccome l’argento delle mani mie unte di colla si era caduto
E sulle primule infarinandosi tra fogli chiari pallidi malati
E pure a cagione di svelti lampeggianti occhi di madre
Venni a sapere del mio uguale doppio in altra vita
Parallela sì a questa che per contrarietà ella s’invia

Volli così che tutto il mio disdire cieco e inudito per così tante grappe
Venisse iscritto per quelle celle bianche e dal timor di labbra innominate
Dal mago delle dimensioni allora svelto accorsi presto subito e molesto
Che a quelli chiara fu la mia ragione di un viaggio altrove dritto e con pretesto
Di far trascriver ello all’altro capo ciò ch’io vedessi in questo nuovo altrove
Svelto fu quello a voler mio contratto scritto e spillato dalle mie mani nude
Sì che potesse comprovar l’affare che ancora uno non s’ea prestato in prova

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Così 65.

esce e s'accovaccia gatto
il cuore a dondolo filato dal vento
cui hai lasciato ferri
per costruirsi maglioni verdi
attilati
amorosi
soffochi

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66.

secchezza mattutina batte sfiatando la piana
sorvolano impiccati all’orizzonte brividi raggi

nessun silenzio mi ha mai attratto tanto

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67.
Hai ancora capelli furtivi
ricordi il legno arrampicato giovane sui rami
ieri
ho il tuo profumo sparso

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68.
In punta di piedi si entra//senza far la fila//senza dover sbrodolarsi//imboccarsi coi forsecucchiaio//col pannolino//stiamo in fila uguale//davanti all'ondato//che ci pettina il canto.

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69.
fumo arremba narici
cronico lesbismo di fori
inseguono starnuti lentigginosi: il suo suono /suosuono/
stesa sul divano, pattume di pelli e peli
io davvero non ho occhi adatti a quest'abitare

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58.
il caldo inverno dell’amore vado obbedendo
i tuoi seni di malinconia
come isole di carne
approdo

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55.
danneggia con iperboli di paura
dietr’angolati spaventi il dentro mi scova
è luminosa memoria a darmi volume

mentre scendo le scale sono già sceso
ho incontrato sulla porta il ricordo di essere sparito

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47.
ogni cosa ha il suo pianto
che nel bicchiere si rompe
e nel vino si riempie
nella pozzanghera asciuga nel sordo si tocca

ogni bava di ragno è prigione di mondi segreti
quando fui vento ne vidi i boschi
e le paurate spiagge sollevarsi brindando

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35.
il trono d’amore ha scettri d’anice
sepolto in cripte a cui il tempo disordinò le durate

di tutto questo miracolo del distrarsi
s’agghinga il topazio celeste

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26.
spesso il cielo si organizza

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24.
la luce depone il suo elmo di sera
il coraggioso piede attraversa la gotica linea dell’uscio
l’ultimo ossigeno d’esterno sul pianerottolo s’arrende

eccoci coppia lei china sull’àncora dei figli
ma ricca da spremere come buccia di sorridente abitudine

(lo scivolo della noia è il miracolo dei vinti)
siedo fuori di me
dalla gioia

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20.
le sopaccigliate domande anticipate
come prati me le hai tosate
e io rimango
vittima della tua noia colposa e felice

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21.
comandanti a cui nessuno obbedisce
dalle cui bocche e attraverso le cui gole
per i cui denti tra i cui sbadigli
nelle cui braghe l’ozio delle memorie
il vizio delle amnesie
l’amputazione delle lacrime
il tracimamento dei dialetti
l’occultazione della paura
sgorgano come premianze
additate com’eccellenze
pullulano come orefizi
e fetusano come smerdaccia

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18.
la nostra vita è di un buio abbagliante

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